Gli avvenimenti che si sono susseguiti durante questi ultimi anni sono stati determinanti anche per le imprese. Alla luce di un ecosistema di business così trasformato, anche le industrie si sono dovute reinventare per rispondere a un mercato che ha cambiato regole e logiche. Spesso si sono verificate interruzioni agli approvvigionamenti di materiale prime; l’internazionalizzazione non è più un ‘di cui’; la disciplina normativa si è fatta più severa e la necessità di disporre di un’azienda interconnessa e parlante al proprio interno è diventato imprescindibile.

Così gli stakeholder hanno maturato nuove necessità come: qualità ineccepibile; varietà di prodotti; tempi di produzioni e consegne decisamente ridotti a fronte di prezzi più contenuti.

Ed è proprio su questo tema che si concentrano le riflessioni legate alla trasformazione digitale nell’industria 5.0. Un processo che è diventato il fattore differenziante per rispondere rapidamente a dinamiche che viaggiano con tempi mai visti. Ma se le tecnologie garantiscono una notevole competitività sul lungo periodo, implicano nel breve una significativa trasformazione metodologica e culturale nell’attività lavorativa.

Perché questo avvenga senza causare traumi negli ambienti di lavoro è fondamentale impiegare una gestione professionale delle soluzioni IT in qualità di fattori abilitanti al raggiungimento degli obiettivi. Elementi questi che sono supportati da un ulteriore tema, quello del knowledge management il cui obiettivo è quello di creare una conoscenza sempre più al servizio delle imprese e al contesto in cui queste si trovano a operare.

Ottimizzare, accelerare, rendersi agili e resilienti, permette di cogliere nuove opportunità e modelli di business, oltre a produrre una flessione del conto economico, data l’automazione di attività a basso valore aggiunto.

Il risultato è quindi un approccio responsabile all’innovazione e alle evoluzioni che questa comporta.